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10 marzo 2021

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La digitalizzazione del catalogo a schede mobili dei libri del Fondo benedettino dei Monasteri di Santa Maria di Licodia e di San Nicolò l’Arena di Catania, rientra nell’attività che vede impegnati, con la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa e di collaborazione, le Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero”, il Cnr Ibam e il Comune di Catania e costituisce non soltanto un momento nodale per la conservazione del bene, ma anche uno strumento indispensabile per la conoscenza e la divulgazione, del patrimonio librario con la messa a punto di banca dati di strutture informatiche veicolate in internet, attraverso il sito Diffondo 3.0 in cui sono inseriti non soltanto le schede ma manoscritti, libri, immagini di vario genere, video, all’insegna di una progettualità condivisa per avvicinare un numero sempre maggiore di utenti.

I 24 cataloghi a schede mobili a legatura meccanica, Sistema Castorina, su modello Aristide Staderini, presi in esame, con le quasi diecimila schede (8497) , alfabeticam ente ordinante per autori e titoli, dalla composizione eterogenea, il cui asse portante è la trascrizione di Carmelo Ardizzone, da schede preesistenti redatti da diversi bibliotecari, con l’aggiunta della nuova segnatura, coprono un arco cronologico dal 1600 al 1866, 266 anni di pubblicazioni e costituiscono uno strumento prezioso non soltanto per la ricerca dei testi ma anche una vera e propria fonte della “memoria” per chiunque voglia tessere la lunga affascinante storia dei nostri benedettini.

Ogni catalogo a volume, di cm 9 al dorso e 12 x 23 per le schede, è stato realizzato in tutta pelle marrone senza rinforzi agli angoli tra il 1897 e il 1901. Sul piatto anteriore, dentro cornice rettangolare delineata da filetti in oro impressi a secco,le seguenti indicazioni: al centro: Catalogo Alfabetico; in basso, a destra: Sistema Castorina (congegno di chiusura a vite); e a sinistra: Legatoria D. Mandrà; sul dorso: in testa: Biblioteca Comunale di Catania Fondo Benedettino; al centro il numero del catalogo; al piede: autori e titoli in esso contenuti; al contropiatto anteriore e posteriore carta policroma coeva incollata appieno; rinforzi in tela di restauro al dorso.

Le schede forate, sono tenute in posizione orizzontale da quattro bacchette metalliche verticali nelle quali sono inserite e serrate con l’ausilio di due barrette metalliche sulla prima e sull’ultima scheda. La chiusura a vite è posizionata all’esterno, al centro, prima dell’innesto del piatto anteriore. Le schede, alfabeticamente ordinate per autori e titoli, in carta robusta, presentano soltanto la rigatura orizzontale; sono assenti i riquadri predisposti per le informazione e il nome prestampato della Biblioteca. Riportano le seguenti indicazioni; autore, titolo, città, editore, anno, formato, pagine, numero dei volumi; in alto a destra, è indicata la segnatura composta da 3 numeri: il primo indica la sala, il secondo lo scaffale o la”scanzia”, il terzo il posto che il libro occupa nei palchetto. Manca il numero di inventario.

La notevole raccolta libraria benedettina ha avuto la fortuna di non transitare in altra sede a seguito della soppressione degli Ordini religiosi e di conservarsi quasi integra, tranne che per una parte di volumi perduti durante l’eruzione del 1669, del terremoto del 1693 o distrutti dalle termiti che in epoche diverse hanno interessato anche la scaffalatura lignea. L’unica moderna classificazione e catalogazione del materiale esistente nella Biblioteca Benedettina fino al 1866, data dell’esodo forzato dei monaci, è quella di Francesco Tornabene, che coadiuvato da alcuni monaci amanuensi, ripartì i volumi in stampati e manoscritti, e in varie classi e sezioni. I volumi catalogati per nome dell’autore da Francesco Tornabene furono 12 mila anche se Francesco Bertucci nel 1846, alludeva che furono il doppio di questo numero. Sarà Luigi Taddeo Della Marra, che nel 1858, rifarà il catalogo con criteri più moderni e funzionali, nel senso che gli autori non vennero più citati per nome ma per cognome anche se comunque , come dirà più tardi Carmelo Ardizzone, autore del riordino del patrimonio bibliografico benedettino, secondo le più moderne regole di catalogazione, la ricerca di un libro non era agevole, sia per l’enorme confusione che regnava negli scaffali e sia per la segnatura adottata. Infatti sui libri era indicata soltanto la segnatura dello scaffale e del palchetto senza numero d’ordine e quindi per reperire un libro era necessario leggerli tutti e con il rischio, magari, di non trovarlo.

Dal 1866 al 1898, nessuno dei bibliotecari che si sono alternati nella direzione della “Benedettina, compreso Federico De Roberto, Bibliotecario onorario aggiunto, carica che manterrà fino alla data della sua morte, riuscirono a fare un riordino veramente valido del materiale librario.

Soltanto, nel 1898, con la nomina di Carmelo Ardizzone, a bibliotecario titolare, paziente e illuminato bibliofilo, la Biblioteca ebbe un vero primo e razionale riordino. L’Ardizzone, seguendo le nuove linee di pensiero introdotte da Alfredo Panizza, ridusse a catalogo topograficoschede mobili l’ingombrante catalogo a volume redatto da Luigi Taddeo della Marra, con l’immediato vantaggio di poterlo disporre in ordine lessicografico, di mettere subito a disposizione degli studiosi i libri della “Benedettina” e permettere ai lettori di essere autonomi e non dipendere più dal bibliotecario.

Oltre all’acquisto del mobile per allocare i suddetti cataloghi a schede mobili, egli compilò il catalogo topografico, il catalogo delle prime edizioni e dei libri rari,il catalogo dei periodici, il catalogo degli opuscoli e il Regesto di 619 pergamene, pubblicato nel 1927. Nel 1901, gli fu affiancato il dottore Tommaso Carlo Aragona, con l’incarico di ordinare e catalogare i manoscritti. Lavoro che portò a termine nel 1903, catalogo che sarà, nel 1938, ricopiato e forse arricchito con altri dati da Orazio Viola. Buona parte dell’Archivio della Biblioteca è andato distrutto nell’incendio del Comune nel 1944, dove era conservato, mentre quello che era in sede è andata perduto per incuria o per non lasciare traccia del lavoro di altri, utilizzato e fatto proprio. Il catalogo a schede mobili si è salvato perché abbandonato e dimenticato in uno sgabuzzino, assieme a vecchi materiali ammalorati da dismettere.

Nel tempo ho esplorato ogni angolo della Biblioteca per avere un quadro completo del manufatto e del suo contenuto. Un giorno sono entrata in uno sgabuzzino, con ingresso dal Refettorio piccolo e poiché anni fa era crollato il soffitto, raramente vi si accedeva. All’interno materiale inutile, di poco valore e ammalorato. Entrando mi sono accorta che dietro due scale di legno appartenenti alla Libreria benedettina che ho recuperato e riportato nella “Sala Vaccarini”, poggiato in una rientranza della parete, si intravedeva un sacco di canapa, coperto di terriccio e pezzi di intonaco. Incuriosita, con grande fatica l’ho trascinato fuori e aperto . Grande l’emozione e la sorpresa quando ho visto il contenuto. Tante schede piegate, accartocciate e sporche. Ne ho aperta una e dalla segnatura, ho capito subito che erano le schede dei libri della “Benedettina” redatte da Carmelo Ardizzone. Immediatamente ho pensato a come recuperarle. Prima le ho spolverate una ad una, poi protette con un panno di seta le ho stirate con il ferro da stiro, ed infine le ho ordinate alfabeticamente. A questo punto nasceva il problema del catalogo. Sono tornata a spulciare tra la povere e le ragnatele e ho trovato i ventiquattro contenitori, alcuni con i piatti staccati, altri con delle fratture al dorso. Ancora dovevo ritrovare le finiture in ferro e le vite per chiuderle. Setacciando il terriccio le ho ritrovate tutte.

Sala Vaccarini In passato la Biblioteca ha attraversato momenti di difficoltà per l’assoluta mancanza di risorse finanziarie e di personale. Rimasta l’unica dipendente in organico, senza servizio di pulizia e senza stipendio, sono diventata “oggetto” di discussione sui social, sui giornali e in diversi servizi televisivi. Una delle tante interviste televisive, nella quale raccontavo la situazione in cui versava la Biblioteca, è stata vista dalla titolare di un bar di Noli in provincia di Savona la quale ha messo un salvadanaio per raccogliere dei fondi per la Biblioteca. E’ proprio con quella piccola significativa donazione, il catalogo ,tolto dall’oblio, è stato restituito alla pubblica fruizione.

Rita Angela Carbonaro