Arte, scienza e musica negli erbari e nei corali dei Benedettini
Giovedì 6 Dicembre 2018 – Sabato 5 Gennaio 2019
lunedi – venerdì ore 9.00 – 13.00
sabato ore 9.00 – 11.30
Il mondo è un grande contenitore, naturale e simbolico, è la “dimora” in cui si colloca la vita e la materia abiotica. Un “sogno” abitato non più solo di simboli, di essere vegetali, di minerali e animali, ma popolato di gente. La natura può essere lenimento e sostegno, ma può anche divenire, in certi casi, per l’uomo un veleno mortale. Piante e alberi che sbocciano nel Paradiso perduto, o che schiudono foglie e fiori nelle terre assolate o che amano le notti argentate dalla luna, hanno sempre svolto un ruolo importante nella storia delle religioni, nell’arte, nella letteratura, nella tradizione popolare e hanno avuto spazi nelle arti magiche.
I monaci benedettini di San Nicolò l’Arena amavano tutto questo per nutrire la salute spirituale e corporale. I monaci del Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania, accanto all’ indispensabile orto e giardino dove coltivavano frutti e fiori di ogni specie, non soltanto come elemento ornamentale o per l’ovvio impiego alimentare, ma anche a scopo terapeutico e cosmetologico, avevano a disposizione una collezione scientifica di oltre tremila testi, collocati nella Sala antistante l’ingresso della “Sala Vaccarini”adibita a studio e laboratorio di Gregorio Barnaba La Via prima e dopo dell’ abate Emiliano Guttadauro. In questo “Gabinetto”, il Guttadauro , poliedrico naturalista e pittore oltre a collezioni di conchiglie, quadri e strumenti vari, custodiva, assieme alle opere di Filippo Ingrassia, Dioscoride, Pietro Andrea Mattioli, Ferrante Imperato, Giovanni Battista Ferrari, Fabio Colonna Francesco Cupani,Paolo Silvio Boccone,Filippo Arena, Nicola Catanuto, Garcia, E:P: Vernant,Carlo Linneo, Athanasius Kircher, Giovanni Alfonso Borelli, etc., i raffinatissimi “Erbari” con essiccata e a stampa di Sabbato Liberato, acquistati a Roma, dal priore Placido Maria Scammacca. Testi ed erbari che confermano la vastità di interessi dei benedettini e come ancora fosse viva, dopo tanti secoli, la tradizione e il ruolo svolto dall’ ambiente scientifico della Sicilia mulsumana e dall’ Ippocrite arabo Abu Bkr Muhammad ibn Zakaryya ar-Razi ,padre della più celebre è forse più grande enciclopedia medica del medioevo,”Totum Continens”,tradotta da Faraj ben Salim nel 1279,una quarantina d’ anni posteriore l’Ordinanza Medicinale di Federico II re di Sicilia e imperatore, anche se il testo di ar-Razi è molto più antico perché l’ autore muore nel 925 e comunque da Gherardo da Cremona parzialmente tradotto in latino. E la Sicilia araba che fa da ponte,e concreto tramite,tra l’Oriente Islamico e l’ Occidente cristiano, tra la Bagdad del IX secolo e l’ Ordinanza imperiale del XIII secolo: sintesi felice e terreno d’ elezione tra due civiltà che si erano fronteggiate per secoli. Il termine erbario ha un doppio significato. Esso può indicare sia una raccolta di piante essiccate che una struttura museale espressamente dedicata alla conservazione ed alla consultazione di tale materiale.
In campo scientifico, gli erbari svolgono, per gli studiosi floristici e tassonomici, una duplice essenziale funzione di comparazione sistematica e di documentazione storica. La funzione di documentazione storica è legata soprattutto alle collezioni più antiche che costituiscono un’ insostituibile testimonianza della ricchezza floristica di un territorio e permettono di seguire le eventuali mutazioni genetiche subite.
Fino al XVI secolo le piante non venivano conservate essiccate, ma raffigurate in codici manoscritti e miniati per lo più da religiosi che lavoravano nel chiuso dei loro monasteri.Tra gli erbari figurati più antichi un posto importante occupa l’opera del filosofo-naturalista greco Teofrasto (372-287 a.C.) intitolata Historia plantarum, nella quale egli classifico circa 500 piante. A questo erbario, come riferisce Plinio nel I secolo d.C., ne seguirono molti altri di autori meno noti, come Crateo e Diocle, Pedacio Dioscoride, di indiscutibile pregio e significato storico.Una descrizione scientificamente corretta con l’uso di una termologia tecnico-specialistica compare, solo molto tempo dopo, nel XVIII secolo con Linneo.
Curatrice della mostra Rita Angela Carbonaro direttrice della Biblioteca.